Esistono dei fattori che limitano le donne dal praticare il ciclismo?

Nonostante i benefici per la salute e la crescente popolarità del ciclismo, la partecipazione femminile a questa pratica rimane bassa in molti paesi. Lo studio Revealing the determinants of gender inequality in urban cycling with large-scale data analizza il divario di genere nel ciclismo,  utilizzando dati raccolti automaticamente dall’app Strava in 61 città tra Stati Uniti ed Europa e adattando indicatori e modelli di regressione logistica. Rileva una correlazione positiva tra la partecipazione femminile e la sicurezza stradale urbana e questo suggerisce che migliorare le infrastrutture ciclabili potrebbe rendere il ciclismo urbano più accessibile alle donne. Di seguito è riportata una sintesi della ricerca e il link dell’articolo originale.

Il ciclismo è un’attività che porta numerosi vantaggi all’individuo: migliora la capacità cardio-respiratoria, diminuisce i livelli di stress ed è un mezzo di trasporto economico. È un’attività caratterizzata da un grande divario nel tasso di partecipazione tra uomini e donne e la categoria femminile risulta sotto-rappresentata. Per incentivare l’utilizzo della bici è fondamentale capire quali siano le cause di questo divario di genere e introdurre strategie per coinvolgere maggiormente le donne in questa attività. Sulla base di ricerche e sondaggi condotti in vari paesi è emerso come le cause del gender gap nel ciclismo devono essere individuate nelle caratteristiche specifiche di ogni città, ad esempio la morfologia del territorio e il livello di sicurezza stradale. La letteratura esistente sull’argomento mostra come intervengono aspetti psicologici: le donne sono più avverse al rischio, il che porterebbe a una minore frequenza di ciclismo rispetto agli uomini in ambienti percepiti come pericolosi.

Lo sviluppo di nuove tecnologie per tracciare l’uso delle biciclette e alcuni servizi online di bike sharing hanno permesso di raccogliere in maniera automatica una grande massa di dati, dando nuovi impulsi alla ricerca in questo ambito. Lo studio proposto utilizza dati provenienti dall’applicazione Strava per individuare quali elementi possono essere ritenuti determinanti nel divario di genere nel ciclismo ricreativo. Essendo un’applicazione usata soprattutto per valutare la performance sportiva piuttosto che i semplici spostamenti, conduce a considerazioni che mostrano delle discrepanze con le metriche ufficiali sul divario di genere nel ciclismo urbano fornite dalle amministrazioni locali e nazionali. 

I dati non sono stati raccolti sulla base di un piano sperimentale e questo potrebbe comportare l’inclusione di bias, cioè di distorsione, nello studio. La principale fonte di distorsione è dovuta al fatto che il tasso di utilizzo dell’applicazione Strava varia nei diversi paesi, e che potrebbe essere diverso tra donne e uomini all’interno di una stessa area. Lo studio assume l’ipotesi che il bias nel tasso di utilizzo dell’app tra uomini e donne sia simile nelle città che si trovano all’interno della stessa area geografica. 

Per quantificare il divario di genere nel ciclismo viene calcolato il rapporto tra il totale dei chilometri percorsi dalle cicliste e il totale dei chilometri percorsi dai ciclisti di entrambi i generi. Il divario cresce al diminuire di questo rapporto. Da una prima analisi, emerge un evidente divario di genere nel ciclismo ricreativo in tutte le città considerate. Concentrando l’attenzione sull’Italia, si osserva un minor gap di genere nelle città del nord-est, caratterizzate da ampie pianure e una tradizione ciclistica consolidata, rispetto a quelle del sud e del nord-ovest.

Viene indagata l’associazione tra questo valore e due indicatori di sicurezza stradale urbana: il primo calcola la proporzione di strade con piste ciclabili, sia protette che non protette; il secondo misura la proporzione di strade con un limite di velocità non superiore ai 30 km/h. Ai dati viene adattato un modello di regressione stimato tramite i minimi quadrati ordinari che conferma che nelle città con più zone a bassa velocità vi è un minore divario di genere nel ciclismo. Dato che le zone con bassi limiti di velocità sono percepite come meno rischiose, il risultato conferma che le donne sono più suscettibili degli uomini al livello percepito di rischio dell’ambiente ciclistico.

Per esaminare quali caratteristiche stradali sono preferite dalle donne, viene definito un modello di regressione logistica, che mette in relazione la preferenza delle donne verso una strada s, indipendentemente dal livello totale di popolarità della strada, e le caratteristiche della strada, tra cui presenza (o assenza) di una pista ciclabile protetta (o non protetta) e flusso di traffico. Per misurare il flusso di traffico di ogni strada viene sfruttata una misura tipica delle reti e quindi applicabile nel contesto delle reti stradali: la edge betweenness, che indica quante volte quella strada è parte di percorsi ottimali tra zone della città. Se molte persone devono attraversarla per spostarsi da una parte all’altra, ha una betweenness elevata, quindi è una strada strategicamente importante per la rete urbana.

L’analisi evidenzia che una strada ha una probabilità più di quattro volte maggiore di essere classificata come preferita dalle donne se dotata di piste ciclabili protette, rispetto a strade prive di infrastrutture ciclabili. Nei casi in cui la realizzazione di piste ciclabili protette non sia possibile a causa di vincoli economici o strutturali, l’implementazione di piste ciclabili non protette rappresenta comunque un modo per rendere l’ambiente urbano più accessibile per le cicliste. I risultati suggeriscono che la sicurezza percepita potrebbe essere più importante della sicurezza oggettiva nell’indurre le donne ad andare in bici. Tuttavia, dato che l’aumento nella percezione della sicurezza indotto da questo tipo di infrastruttura potrebbe non riflettere un reale livello di sicurezza, è importante valutare attentamente se sia la soluzione più sicura. 

Lo studio non tiene conto di fattori psicologici, culturali e sociali, come l’harassment da parte di automobilisti o il fatto che il maggior numero di spostamenti effettuati dalle donne per la cura dei figli e per le commissioni possono essere un fattore che limita la pratica del ciclismo ricreativo. Per concludere, la sicurezza stradale e la progettazione urbana sono fattori fondamentali per ridurre il gap di genere nel ciclismo, ma da soli non bastano; è necessario un approccio multidimensionale per incentivare l’uso della bici tra le donne.

Author: Alice Battiston et al

Publication: EPJ Data Science 12, 9 (Springer Nature)

link: https://doi.org/10.1140/epjds/s13688-023-00385-7